3 ottobre 2009

Il Mio Vicino Totoro: dubbi e curiosità della versione italiana

Nel mio post Film Studio Ghibli al cinema, le solite inutili lamentele mi avete fatto notare alcune particolarità che non ritenete idonee nell'adattamento e la traduzione dei dialoghi del film "Il Mio Vicino Totoro".

Così ho pensato di fare un piccolo elenco delle curiosità e di sciogliere alcuni dubbi scovando risposte online. Cercherò anche di citarvi i punti in cui Cannarsi (traduttore e adattatore dei dialoghi del film) si è preso cura di spiegare la sua scelta su Studioghibli.org, a voi leggere con cura il tutto, io metterò dei riferimenti. Poi si può discutere sul risultatato ovviamente, ma mi faceva piacere darvi conto dei motivi delle scelte effettuate.

Ci terrei a sottolineare che a me non preme la difesa di Cannarsi, non credo neanche ne abbia bisogno da una che di giapponese conosce zero. Mi fa solo piacere potervi togliere dubbi, incertezze e comunicarvi curiosità su cui poi poter ulteriormente dialogare. ^_-

TRADUZIONE E ADATTAMENDO GENERALE DEI DIALOGHI
In molti mi dite che i dialoghi de "Il Mio Vicino Totoro" sono appesantiti da un italiano ricercato, un po' datato, e così vorrei far notare che il film è ambientato negli anni '50 e di rimando i dialoghi non possono non rifarsi a un modo di parlare giapponese tipico degli anni '50, dell'immediato dopoguerra. Spero questo aiuti meglio a contestualizzare le scelte dell'adattamento e della traduzione dei dialoghi del film e a rapportarli con i dialoghi originali. Poi se non piace, liberi di pensarla come meglio credete! ^_- Ma teniamo presente questo fattore.

Aggiungo una nota personale visto che ho avuto modo di vedere finalmente il film, io sinceramente non ho trovato nulla di strano nei dialoghi, erano in un italiano corretto e si in alcuni casi forbito ma almeno per quanto mi riguarda non mi hanno dato noia o appesantito la visione del film ne credo fossero incomprensibili per dei bambini.
Anzi vorrei aggiungere che con questo doppiaggio/adattamento il film prende un sapore e un colore che con i sottotitoli non era assolutamente possibile percepire. Almeno per me è stato come aver visto Totoro in bianco e nero e ora a colori. Poi de gustibus… ^_-

Cannarsi risponde a un utente che si lamentava di come parla il papà delle bambine.

Parla in un giapponese molto 'keigo' (cortese/formale) degli anni '50 tradotto in italiano.
Il che significa che NON è italiano. E' IN italiano. E' una differenza fondamentale.

Come ho avuto modo di spiegare ancora una volta in un recente seminario di traduzione che ho tenuto, per farla breve, "non è sensato pensare che un giapponese tradotto in italiano debba o possa suonare naturale alle nostre orecchie, perché noi non siamo giapponesi".

Nessuno di noi ha un ricercatore universitario degli anni '50 come vicino di casa.
Il signor Kusakabe non parlerà, seppur tradotto in italiano, come il nostro vicino di casa.

Se così fosse, lo considererei un mio gran fallimento. Perché sarebbe implicitamente una terrificante divergenza sostanziale da quello che l'opera è.

E aggiunge altro circa la ricercatezza dei dialoghi e le scelte per la traduzione di alcuni suffissi.

Ad esempio, che la famiglia Kusakabe è cittadina, e si trasferisce in campagna. Si deve quindi sentire un certo 'stacco linguistico'. Si nota l'imbarazzo dei contandini di fronte a un ricercatore universitario. Si nota l'imbarazzo 'sociale' di Kanta con Satsuki, persino.

'Signorino Kanta' viene usato una sola volta da Satsuki, con la madre di Kanta, perché Satsuki dice "Kanta-san". Nell'originale si sente una certa differenza tra Satsuki, figlia di un universitario e ragazzina 'di città', e i 'rustici', come la famiglia di Kanta (un simile stacco si sentiva anche nelle prime battute del papà delle bambine a Kanta e poi al padre di Kanta stesso, all'inizio del film.). In visita a casa di Kanta, parlando con la madre di lui, Satsuki usa un registro linguistico molto keigo (ovvero formale, e si nota una generale formalità di tutto il suo atteggiamento), e anche l'utilizzo del' -san per un compagno di scuola maschio alle elementari, in luogo del più neutro e comune -kun, è sicuramente parecchio keigo. Si noti che -san è in (antico) uso come default femminile, mentre -kun è per i maschi. Specie a scuola. Quindi capirai che una femminuccia che usa -san per un maschietto sia ancora più 'forte', ovvero si percepisce molto la sua parlata formale/educata/keigo. Parimenti, avrai notato che la maestra usa 'signorina' per Satsuki, che ovviamente è 'Satsuki-san' in giapponese. Ovviamente i familiari di Kanta non lo chiamano 'signorino' , ma 'Kanchan', o solo 'Kanta'.

Dunque, 'san' non è un vezzeggiativo. Al contrario, è un suffisso onorifico. Spero inoltre che la spiegazione sul suo uso in una sola situazione (nel caso di Kanta) ti abbia soddisfatto. Vi è un uso assai puntuale e regolare di tutti i suffissi originali (sia tradotti che mantenuti come 'prestito linguistico') nel testo italiano. Ci mancherebbe altro. Se Satsuki al telefono con l'ospedale dice 'solo ' "Kusakabe" per riferirsi al padre, è perché è così in originale. Se ci fosse stato '-san' avrebbe detto 'signor Kusakabe'. Non lascio mai queste cose al caso. Ogni testo ha una sua geometria interna, e va rispettata. Categoricamente.



RIFERIMENTO A TOTORO COME FANTASMA E NON COME SPIRITO
In molti mi avete fatto notare che Totoro viene chiamato fantasma e non spirito. Questa è la spiegazione che viene data per la scelta di chiamare Totoro fantasma.

Obake (no yashiki).

Obake è il termine più comune usato in Giappone per tutte le 'apparizioni soprannaturali', dal fantasma col lenzuolino addosso, a un poltergeist, a quel che vuoi tu.

Per la cronaca, il dizionario Giappone->Inglese traduce 'obake' come:

goblin; apparition; monster; ghost;

Tipo: AAAAH, OBAKE GA DETAAAA! -> AAAAH! E' USCITO (apparso) UN FANTASMAAAAA!

Tieni presente che tutto l'occidente ha di gran lunga sovrapoetizzato Totoro.

Invece che un film per bambini, tutti ci vogliono vedere la OMG POESIA DELL'OMFG SOAVE MAESTRO POETICO MIYAZAKI. Ma è una tipica sovrallettura occidentale.

E' una favola bucolica giapponese apologetica di un'Arcadia che non c'è in effetti mai stata. Non è mai esistito un Giappone come quello ritratto in Tonari no Toroto, neppure negli anni cinquanta. E' solo la mitizzazione di un proto-otaku che era bambino in quegli anni.

In tutto il film non mi pare vi sia una sola mezza definizione di Totoro come 'divinità'. Non c'è neppure riferimento spiritualistico alcuno.
Le bambine lo chiamano schiettamente 'obake' = fantasma, anche nella lettera alla mamma.

La mia speranza è che vedendo infine l'edizione italiana anche il pubblico italiano possa cogliere con naturalezza la semplicità di questa pellicola, e del suo contenuto.


SCELTA DEL NOME PER I "NERINI DEL BUIO"
L'altra perplessità o curiosità è stata quella relativa alla traduzione del nome delle palline di fuliggine chiamate dal papà makkurokurosuke e dalla nonnina susuwatari in NERINI DEL BUIO e Corrifuliggine.

1) Il padre di Satsuki e Mei, sentendo il racconto delle figlie, interpreta la cosa come un fenomeno ottico: "passando da un luogo illuminato a uno scuro si vedono i Nerini del Buio' (makkuro-kurosuke). E' il papà a 'personalizzare' per le bambine ciò che nella sua spiegazione è appunto un fenomeno ottico. Infatti, il padre dice chiaramente che 'non si tratta di fantasmi o che'.

2) In seguito, la nonnina vedendo la fuliggine sui piedi e sulle mani di Mei, deduce che le si siano mostrati i 'Corrifuliggine' (susuwatari), ovvero dei fantasmini che 'infestano' in modo innocuo le case disabitate.

In questi due topic trovate i riferimenti necessari per comprendere tale traduzione.
- Totoro, riferimenti letterari, Susuwatari
- Il vicino Totoro (ovvero, sul ri-doppiaggio italiano) - Nerini del buio


RI-DOPPIARE LA VOCE DI TOTORO
Per quanto riguarda invece la scelta di ri-doppiare la voce e i versi di Totoro il motivo è abbastanza semplice.

I versi non sono presenti nella colonna sonora musica-effetti.

Se un 'verso' non è presente nella sola colonna 'musica & effetti', è impossible riprenderlo dal mix doppiato originale 'separandolo' appunto dal mixato.


TRADUZIONE DELLE CANZONI IN ITALIANO
La traduzione delle canzoni in italiano è stata accettata e supervisionata dallo Studio Ghibli che una volta ascoltato il risultato finale ha dato la sua completa approvazione, era di basilare importanza che risultassero similissimi all'originale.

Tale scelta è stata fatta anche per "Ponyo Sulla Scogliera" anzi per questo ultimo è stata espressamente richiesta. Per entrambi i film il motivo è molto semplice, sono due film espressamente dedicati ai bambini e come tali era importante i bambini potessero goderne in toto.


LA CANTANTE DELLE CANZONI E' STATA PROVINATA DALLO STUDIO GHIBLI
La cantante, Roberta Frighi, che canta le canzoni di inizio e chiusura del film è stata provinata dallo Studio Ghibli, in quanto cercavano una voce che fosse similissima all'originale e lei era la più adatta.


SOTTOTITOLI DEL FILM
Purtroppo non so per quale motivo i sottotitoli non siano stati inseriti in alcuni punti del film dove le scritte in giapponese non lasciavano capire a noi italiani cosa vi fosse scritto, per altro erano stati forniti. Speriamo che nell'home-video si possa godere dei sottotitoli così come previsto.


Se avete altre curiosità potete lasciare un commento e farò il possibile per trovare informazioni e darvi tutte le risposte che è in mio potere scovare in rete! ^_-


(Fonte: G. Cannarsi, Studioghibli.org )

Licenza CC